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Se Cogne finisce sullo schermo
Cristina Comencini ci riprova. Dopo " Lo spazio bianco" tratto dall'omonimo romanzo di Valeria Parrella, torna a parlarci della maternità con il suo nuovo film "Quando la notte", con Claudia Pandolfi e Filippo Timi. La storia è quella di Marina, mamma fragile, che sceglie di trascorrere qualche giorno in montagna da sola con il suo bambino e per questo prende in affitto un appartamento in una palazzina isolata, dove l'unico contatto con il mondo esterno è rappresentato da Manfred, guida alpina, un uomo taciturno, segnato dall'abbandono della madre quando era ancora piccolo, che occupa l'appartamento sottostante e che una sera allarmato dal pianto del bambino e dalle grida della donna fa irruzione in casa sua. Trova Marina in stato di choc e il bambino sanguinante, lo soccorre ponendo alla madre una serie di domande sulla dinamica dell'incidente: che cosa è successo? Il film è chiaramente ispirato alla vicenda di Cogne per l'ambientazione, dove il silenzio che avvolge l'alta montagna è lo stesso della madre, ostaggio di una muta sofferenza e dove la solitudine del luogo non fa che amplificare un'altra solitudine, quella interna della persona ma anche per il dramma in sé, che tanto ha diviso l'opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. La storia infine è anche una storia d'amore che si prolunga nel tempo, Marina, grazie a Manfred, raggiungerà la piena consapevolezza del suo disagio e riuscirà a superarlo mentre Manfred vedrà in lei la madre perduta e ritrovata.
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