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Fattaccio De Poesia
2 novembre 1975, ad Ostia muore Pier Paolo Pasolini; aveva appena finito di girare l'opera cinematografica Salò o le 120 giornate di Sodoma, specchio dell'Italia della metà degli anni settanta ove il popolo, rappresentato qui da 18 adolescenti, subiva ogni tipo di sopruso da parte di un potere che si serviva di metodi intimidatori.
Da questo fattaccio parte l'opera teatrale "Fattaccio de Poesia" della compagnia teatrale Smolecolati.
La vicenda di base non è certamente di semplice lettura per lo spettatore ma la messa in scena è coinvolgente.
Da un lato una giornalista RAI (Angela Bruno) che in diversi interventi dà lettura delle notizie dell'epoca che hanno un vago sapore di attualità, riportando la notizia del delitto pasolini in completa violazione delle norme del segreto istruttorio e venendo meno al carattere consueto di asetticità su temi sconvenienti all'allora etichetta dell'epoca.
Sul secondo palco il gruppo musico-teatrale "La Parola Persa" che con le loro incursioni jazz-fusion accompagnano il corpo dell'attore durante la performance rendendo anche alle orecchie lo spettacolo più piacevole e gustoso.
Sul palco principale una scenografia essenziale rappresentate una osteria romana dove si svolgerà tutta la trama e dove si alterneranno, in un romanesco quasi perfetto, i quattro personaggi chiave del delitto del poeta: l'oste Giovanni (Giovanni Pietrolonardo) che dietro alla sua sconfinata passione per la poesia di Pasolini nasconde la sua natura truffaldina; il roscetto Sergio (Alessio Marchetti) vittima della sua stessa curiosità e dei suoi loschi traffici insieme all'amico Pinna (Roberto Gesini) e l'immancabile figura femminile della prostituta Enza, anche cantante (Teresa Maisano) vittima anch'ella della sua ingenuità.
Neanche i dettagli sono stati lasciati al caso: giornali dell'epoca, le lire, filmati di alcuni capolavori cinematografici di Pasolini, "Accattone" e "Mamma Roma" e citazioni dei sui scritti, su tutti "Ragazzi di Vita".
Lo spettatore è piacevolmente coinvolto dai continui passaggi di parola, musica e luci, mai fermo con lo sguardo.
Per dirla alla Moravia "La fine di Pasolini è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile"
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