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La "caccia alle streghe"
Tra il 1580 e il 1620 in Europa scoppiarono delle vere e proprie epidemie di "caccia alle streghe" assai diversificate tra loro. Nonostante le diversità, tutte partivano dallo stesso presupposto ossia l'esistenza di esseri umani, in particolar modo donne, le quali erano capaci di rinnegare la fede cristiana sottoscrivendo un "patto" col diavolo. In virtù di questo patto esse ottenevano il potere di danneggiare ed alterare ogni cosa in cambio della cessione dell'anima. Il contesto in cui tutto ciò avveniva era il "sabba", una misteriosa cerimonia che si svolgeva di notte.
Come ho poc'anzi detto, si trattò di un fenomeno manifestatosi in forme discordanti tra loro e, in particolare, dalle fonti storiche è emersa una disomogeneità nelle misure punitive adottate dai vari tribunali europei.
L'Italia rappresentò, insieme alla Spagna, un'eccezione nello scenario persecutorio europeo: i tribunali italiani riservarono ai soggetti incriminati un atteggiamento di insolita moderazione. Secondo studi recenti sarebbero stati il Sant' Uffizio romano e il Consiglio supremo dell'Inquisizione spagnola a suggerire questa modalità di intervento, tenendo conto delle decisioni prese nei confronti delle streghe dai tribunali locali.
Ancora oggi non si riesce a trovare prove in grado di giustificare una tale cautela da parte dei giudici romani. Bisogna considerare che a dimostrare la sensibilità repressiva equilibrata di questi ultimi contribuisce uno scarso numero di fonti, atte a riprodurre le varie fasi dei processi per stregoneria.
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